AMORI IN LOOP LAURA PIGOZZI DIALOGA CON CRISTIANA SANTINI A VITA DA PACOS.

L’importanza di esserci.

di Giulia Coniglio.

Mi prendo lo spazio in questo non luogo per raccontare l’importanza che ha per noi di Vita da Pacos, l’invito che abbiamo fatto alla dottoressa e psicanalista Laura Pigozzi. Quando dico noi mi riferisco non solo ai miei cari collaboratori, ma soprattutto alle radici del progetto Vita da Pacos che vogliono la Natura e l’uomo in una sorta di scambio e di restituzione del maltolto, dove l’uomo nella dinamica del più forte e dall’alto del suo antropocentrismo pensa e agisce non curante del fatto che la natura è più forte e si dimentica che egli stesso è natura.

La prima volta che ho incontrato Laura, è stato grazie a due cari amici editori che la conoscevano e avevano scritto un articolo sul suo libro Mio figlio mi adora. Figli in ostaggio e genitori modello. ed. Nottetempo. Avevo avuto mio figlio da poco e da poco stavo indagando l’oscurità del materno, come tutte le neo madri, mi trovavo nella difficoltà degli inizi ma c’era qualcosa in me che sentivo diverso, e che in parte veniva dal mio passato e dall’altra dall’osservazione delle altre madri, nel presente.

Quello che mi stordiva era vedere come le madri uccidono i loro figli nella totale inconsapevolezza del vivere quotidiano. Morte che passa attraverso l’ipercura, il cibo, la mancanza di regole, la mancanza del No, l’onnipresenza, l’ansia da prestazione e la conseguente critica. Al contrario, l’indifferenza, il fastidio, lo schiaffo, il sapere tutto, la mancanza di ascolto.

Tutte queste cose che vedevo e sentivo mi hanno fatto entrare dentro la mia oscurità e lì ho capito che anche io come loro, potevo uccidere mio figlio, avevo quel potere, esattamente come Medea. Sentire quel potere è spaventoso e liberatorio, decidere di attraversarlo ha significato uscire dal ruolo delLa madre per entrare in quello di Una madre, una tra tante e da lì restituire a mio figlio il ruolo di Un figlio, uno tra tanti.

Il libro di Laura, in questo senso è stato determinante, trovare scritto ciò che vivi e vedi ti fa entrare nello spazio magico della lettura, nel senso profondo della scrittura: se è scritto allora esiste e se esiste allora non sono sola. In Mio figlio mi adora e anche In troppa famiglia fa male Come la dipendenza materna crea adulti bambini (e pessimi cittadini) ed. Rizzoli, Pigozzi parla di plusmaterno e lo paragona al plusvalore nel capitalismo […]”La famiglia, all’origine della civiltà, oggi ne sta decretando la fine. È una crisi che investe l’intera società perché ciò che accade all’interno della famiglia ha rilevanza sul sociale e sul futuro dell’uomo. I genitori hanno rinunciato al ruolo di guida proteggendo all’infinito i figli: è il plusmaterno che nasce dal fallimento della cura e sospende il momento della responsabilità. È nelle famiglie che i ragazzi dovrebbero allenarsi a trovare lo slancio verso l’esterno, diventando adulti. Fallire questa trasformazione significa condannarli a un’eterna infanzia, che apre le porte non solo ai dittatori bambini ma anche a quelli veri.“[…].

Pigozzi teorizzava ciò che io vedevo e sentivo sulla mia pelle e che mi faceva sentire una non madre, una madre sbagliata e sottomessa alla logica del capitale. A cavallo tra questi due libri ho deciso di intraprendere un percorso di analisi molto duro e di rivoluzionare tutta la mia vita: senza lotta sperimentando l’assertività, piena di dubbi e di domande, avvicinandomi al femminismo e prendendomi la responsabilità delle mie azioni.

Un’immagine che ho di quel momento della mia vita; la me disorientata che si tuffa in una piscina olimpionica avendo studiato solo il nuoto sui libri ma senza aver mai fatto pratica. Mi sono buttata e lì è iniziato il mio percorso come donna e come madre, studiavo un sacco di libri sul femminismo politico, teorico, ho frequentato gruppi di donne, i più svariati: casa delle donne, centri anti-violenza, riunioni solo per donne lesbiche, riunioni per donne separate, le madri, le non madri e ho iniziato ad ascoltare e fare domande, capendo che prima di tutto si è donne e poi madri e per essere madri non c’è bisogno di fare un figlio; tutte siamo madri. E avevo sete, sete di autonomia, sete di vita, stavo resuscitando.

In quel momento Laura stava uscendo con un altro libro, Sorelle ed. Rizzoli, ho sentito un richiamo verso questa donna che non avevo mai conosciuto di persona ma che tutte le volte che stavo affrontando un momento critico della mia vita, lei era lì vicino a me e ad altre tantissime donne e uomini e ho percepito l’importanza del creare una rete.

Quando mi sono separata l’ho fatto senza soldi e senza lavoro, era l’anno post-covid, mio figlio aveva 3 anni, l’ho fatto da figlia unica e senza una madre, morta nel 2011, l’ho fatto perché andava fatto e ho avuto fiducia nella vita e nella forza delle Donne. Ho sentito il sostegno della forza oscura e liberatrice della dea Kali ed è stata una delle esperienze più belle ed edificanti della mia vita.

Non sto parlando di privilegi che ovviamente da donna bianca ho, non sto parlando da donna etero che ho capito non esistere, sto parlando da donna che prova gratitudine per le donne del passato, del mio presente e del futuro. Donne che hanno subito violenze, stupri, oppressioni, discriminazioni, per quelle uccise o rinchiuse nei manicomi, per quelle a cui hanno sottratto i figli o emarginate perché non potevano averne, per quelle vendute, per le schiave e per quelle che hanno subito matrimoni combinati. Gratitudine per le donne del presente che penso come compagne anche se non le conosco e per donne del futuro, quelle che verranno dopo di noi e alle quali abbiamo il dovere di lasciare il diritto di scegliere e di raccontare il sessismo a cui tutte e tutti siamo sottoposti. Uomini compresi, ai quali al privilegio di essere uomini, dobbiamo aggiungere i conti che devono fare con questo privilegio, in un mondo che non li vuole al secondo posto, né fragili né forti. Privilegiati senza letteratura di riferimento, privilegiati nei secoli dei secoli senza contenuto, solo forma. Un privilegio che puzza di morte, penso.

Dopo la lettura di Sorelle ho deciso che era arrivato il momento di conoscere Laura, ma non volevo farlo per me sola, sentivo l’esigenza di restituire il mio percorso alle donne del passato, del presente e del futuro. Un mantra recita: Ti vedo, ti sento, ti ascolto, ti libero e mi libero.

Dopo la separazione avevo trovato un lavoro che mi dava un potere finto, quello di poter riempire alcuni contenitori culturali della mia città; così, piena di entusiasmo, mi metto ad organizzare tutto al meglio. Ma appunto quel potere era finto, quindi nulla di fatto e rimango a bocca asciutta, restando ferma nell’intenzione.

Nella vita sono sempre stata convinta che l’onestà nelle intenzioni e nel pensiero paga esattamente come il duro lavoro, ho continuato a studiare proseguendo nella mia ricerca di donna e di madre, e la vita nel giro di poco mi ha risposto facendomi arrivare qui a Vita da Pacos, dove tutto il mio percorso ha preso un senso: sorellanza e corrispondenza erano lì nella relazione con le mie collaboratrici e collaboratori, rivoluzionarie e rivoluzionari anche loro.

Appena arrivata mi sono sentita a casa, una casa dialogante e piena di finestre aperte dove l’aria entrava e usciva, dove si poteva realizzare la mia intenzione, quella di non far sentire le donne sole, nelle loro vite, case, letti, battaglie. L’importanza della rete che io avevo sentito fino ad allora ma ancora mi mancava un pezzo, un pezzo enorme, la relazione con l’Altro.

In quel momento ero dentro una relazione tossica, avevo capito qualcosa ma niente a confronto di quello che ho sperimentato poi, approfondendo il dolore della rottura. In quel momento Laura era in stampa con il suo ultimo libro Amori tossici: Alle radici delle dipendenze affettive in coppia e in famiglia  ed. Rizzoli, l’ho preso come un segno e così un pomeriggio ho deciso di scriverle e dopo aver condiviso l’idea di invitarla con Elisa, Matteo e Aurora, i fondatori di Vita da Pacos, abbiamo deciso di organizzare l’incontro del 9 settembre chiamato appunto Amori in Loop, dove amori sta per relazioni tutte; amicizia, genitoriali e naturalmente amore.

L’ultimo libro di Laura racchiude tutta la sua volontà di analista e il suo pensiero che indaga senza sconti le origini del nostro dolore, della nostra mancanza, della nostra incapacità di amare e porre dei confini mobili, osmotici, per dirla come lei.

Laura come Kali non ci lascia sole o soli con le nostre magagne, alla fine del libro ci parla di un amore possibile, crea una rete intrecciata da tutte e tutti coloro che stanno cercando di uscire dall’io per entrare nel .

Il Me e il Te che da origine al Noi.

AMORI IN LOOP si terrà il 9 settembre alle ore 17.00 a Vita da Pacos agricampeggio, la dottoressa Laura Pigozzi dialogherà con la dottoressa Cristiana Santini.

Per le informazioni e la bibliografia della dottoressa Laura Pigozzi: https://pigozzi.info/

Cristiana Santini, psicologa psicoanalista, membro della AMP (Associazione Mondiale di Psicoanalisi), e della SLP (Scuola Lacaniana di Psicoanalisi).
Responsabile dell’equipe del Consultorio “La Famiglia”, lavora come libera professionista a Fano e Bologna. Collabora con scrittori e musicisti realizzando performance teatrali, laboratori ecc. attraverso i diversi linguaggi, quello psicoanalitico e quello artistico.
Ha scritto due libri:
“Il dubbio di Teodora” ed. Antigone.
“Un continuo essere alunni” ed Lindau, con la poetessa Paola Turroni.

Ringrazio di cuore Giovanna e Paolo per avermi fatto conoscere Laura, ringrazio la dottoressa Cristiana Santini per il esserci costante, ringrazio Elisa per lo scambio di anima e tutte le collaboratrici e i collaboratori di Vita da Pacos che credono in un mondo altro.

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